POLITIX

L’account ufficiale delle Nazioni Unite | “Nei conflitti, i civili pagano sempre il prezzo più alto. La guerra non è la risposta. Abbiamo bisogno di pace”.

⚡️ BREAKING | US defense official says that ‘planes have already taken off’ with military equipment bound for Israel.

▪️ Senior US defense official: “planes have already taken off” with equipment for Israel.

▪️ Pentagon scouring its stocks including in CENTCOM for Israeli needs while working with industry to meet urgent requirements – air defenses, munitions.

⚡️ Israeli air force refueling traffic tonight is… busy… to say the least.

⚡️ Un bombardiere B-52 con capacità nucleare dell’aeronautica americana è appena atterrato in Israele.

⚡️ Israele informa Hezbollah che se cominciano ad attaccare il primo obiettivo sarà Bashar al-Assad.

⚡️ Il ministro della Difesa israeliano annuncia il taglio delle forniture di cibo, acqua, elettricità e carburante a Gaza (Israele controlla tutto dentro e fuori l’enclave). Yoav Gallant definisce gli abitanti di Gaza “animali umani”.

Usare il cibo e l’acqua come arma di guerra, contro 2 milioni di civili a Gaza, di qui il 50% sono bambini, non garantisce la sicurezza di nessuno, oltre ad essere un crimine di guerra.
Il PM Rabin diceva che mentre si combatta il terrorismo si tratta per una soluzione politica.

⚡️ Israeli soldiers have closed off one of the major water pipelines into Gaza.

⚡️ Netanyahu ha tenuto un discorso alla nazione.
▪️ Si apprende che sta per parlare anche il portavoce di Hamas.

❗️ BREAKING | Netanyahu says what Israel will do in coming days will ‘resonate for generations to come’

❗️ Netanyahu | “Ciò che faremo ai nostri nemici avrà risonanza fino alle prossime generazioni. Alla fine della nostra campagna capiranno quale terribile errore hanno commesso attaccando Israele”.

⚡️ Summary of the Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu press conference:
▪️ Hamas asked for war and will get the war

▪️ A number of militants are still in our areas and we will work to eliminate them

▪️ We will work on fortifying our borders with Lebanon and the West Bank

▪️ We want to secure international support so that we can move with a large margin of freedom

▪️ I call on the opposition leaders to form an emergency unity government

▪️ Every place Hamas operates from will turn into ruins  

▪️ The internal division in Israel is a thing of the past

▪️ Our first step was to clear the towns surrounding the Gaza Strip of militants

▪️ We thank the unprecedented international support for Israel

▪️ There are still a number of Palestinian militants inside Israel

▪️ What we will do to our enemies will reverberate for generations

▪️ Our enemies in the region understand significance of having US Aircraft carrier on the way

▪️ We will do everything for the kidnapped and missing

▪️ We have tough days ahead of us and we are determined to win

❗️ L’esercito israeliano ha comunicato alla popolazione di fare scorte per 72 ore; ma ha precisato solo in seguito che si trattava di una raccomandazione dopo che era iniziato l’assalto ai supermercati.

❗️ Rumors dicono che le milizie filo iraniane (inclusa Hezbollah) potrebbero muoversi verso Quneitta al confine tra Israele e Siria, un altro potenziale fronte di guerra dopo Gaza ed il Libano. Se fosse così, la situazione diventerebbe molto complicata…

❗️ BREAKING | A Hamas Official has declared they are Open for a discussion over Truce with Israel Toooo late…

⚡️ The US administration conveyed messages through diplomatic channels to Lebanon – which were relayed to regional Hezbollah-linked elements:

▪️ “Leave Hezbollah out of the picture. Because if there was a war, all of Lebanon would be damaged by Israel”.

⚡️ Sources close to Hezbollah are reporting that a Full-Mobilization of Forces in Lebanon has been Ordered with many said to be moving towards the Border with Northern Israel.

❗️ Residents in southern Lebanon confirm that Israeli forces are shelling the border town of Rmaych. Small arms fire is also heard nearby.

⚡️ Erdogan chiama Herzog e gli dice che “qualsiasi passo che potrebbe danneggiare la popolazione di Gaza collettivamente ed indiscriminatamente aumenterà ulteriormente la sofferenza e la spirale di violenza nella regione”.

▪️ Erdogan aggiunge che è necessario agire con buon senso.

⚡️ Erdogan dice che la Palestina è diventata un luogo di tensioni dopo il ritiro dell’impero ottomano. Dichiarazione che non nasconde affatto le mire del presidente turco.

⚡️ Scholz | “Il terrore non vincerà, l’odio non vincerà. Israele ha tutto il diritto di difendere e proteggere se stesso e i suoi cittadini. In queste ore buie, Germania e Francia sono fermamente al fianco di Israele”.

❗️ Un membro del Congresso degli Stati Uniti ha dichiarato che Washington, a fronte dell’imminente richiesta israeliana di ulteriori forniture di munizioni, NON sarà in grado di soddisfare facilmente le consegne.

▪️ Nel corso degli ultimi giorni, Israele ha lanciato bombe di piccolo diametro GBU-39, prodotte dagli Stati Uniti, ed è prevedibile che faccia richiesta di ulteriori forniture.

▪️ Gli Stati Uniti prevedono inoltre che Israele richieda armi leggere, munizioni, proiettili per carri armati da 122 mm e mortai.

▪️ Ma la questione più preoccupante, ha evidenziato il funzionario, riguarda la copertura del fabbisogno di Israele di un quantitativo sufficiente di intercettori Tamir per il sistema di difesa missilistica Iron Dome.

⚡️ Bombardamenti a Rimal il quartiere di lusso di Gaza dove abitano tanti dei leader di Hamas e Jihad islamica.

⚡️ Canale 13 | Hezbollah ha iniziato a mobilitare migliaia di combattenti al confine.

❗️ Israele – Aggiornamento alle 20:00 GMT

▶️ Nord di Gaza
▪️ Combattimenti in corso nell’area di Zikim dopo un altro sbarco 🇵🇸
▪️ Situazione stabile a Sderot; scontri sporadici nell’area circostante
▪️ Razzi lanciati da 🇵🇸 verso Ashkelon e Ashdod

▶️ Gaza Est:
▪️ Tsahal sarebbe riuscito a riprendere il controllo di Beeri.
▪️ Combattimenti in corso in aree popolate, in particolare Netivot
▪️ 🇵🇸 Hamas afferma di aver raggiunto la città di Rahat (30 km a Est di Gaza)

▶️ Giudea-Samaria (Cisgiordania):
▪️ Scoppiano disordini in tutta la regione
▪️ Colpi d’arma da fuoco a Jalama e vicino all’insediamento di Har Gerzim

▶️ Confine con il Libano:
▪️ In seguito al fuoco proveniente dal territorio libanese, Israele ha lanciato attacchi su Aita al-Shaab, Marwakhin, Az-Zalutiya, Ad-Duheira e Yarun.
▪️ La fazione della Jihad islamica 🇱🇧 ha rivendicato la responsabilità dell’incursione dal Libano.

⚡️ Falsa la notizia (che sta circolando) della distruzione della chiesa ortodossa di San Porfirio a Gaza.

17 pensieri riguardo “POLITIX”

    1. In passato c’è stato chi ha tentato la via della pace. Peres e Rabin avevano intrapreso quel percorso. C’era la volontà di raggiungerlo con Arafat.
      La storia poi ha preso un altro corso e La Comunità Internazionale ha chiuso gli occhi. Anche sulle innumerevoli risoluzioni ONU.
      Grazie 😊

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  1. Dagli amici li guardi Iddio

    (Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Chi ama Israele perché è l’unica democrazia del Medio Oriente, per quanto sfigurata da 16 anni di governi Netanyahu (salvo brevi intervalli), dovrebbe leggere i suoi principali quotidiani e prendere esempio. Da quelli conservatori a quelli progressisti, dal Jerusalem Post ad Haaretz al Time of Israel, sono unanimi nel puntare il dito sull’unico vero responsabile politico della débâcle che ha regalato ad Hamas una vittoria insperata quanto inedita: “Bibi”, il premier più corrotto e più incapace, ma anche più longevo della storia dello Stato ebraico. Il “Mister Security” che non ha saputo garantire la sicurezza del suo Paese e del suo popolo, mettendo la firma sulla più cocente sconfitta dai tempi delle due guerre in Libano. Forse che la stampa israeliana se la fa con i terroristi di Hamas? O non sa distinguere fra aggressore e aggredito? O è al soldo dell’Iran? No, assolve semplicemente al primo dovere dell’informazione libera: raccontare, analizzare e commentare i fatti senza sconti per nessuno. E i fatti dicono che Israele ha tutto il diritto di esistere nei confini tracciati dall’Onu nel 1948; ha tutto il diritto di difendersi dalle aggressioni; merita tutta la solidarietà per le stragi e i sequestri di innocenti subiti nell’attacco terroristico di sabato. Ma oggi, trent’anni dopo gli accordi di Oslo fra Rabin e Arafat, non regge più la giustificazione dei territori occupati in attesa di restituirli in cambio del riconoscimento dai Paesi arabi, come Begin fece con Sadat a Camp David nel 1978. Anche perché, diversamente da allora, nessun vicino di Israele può (anche se volesse) distruggerlo. E della causa palestinese i Paesi arabi si sono sempre bellamente infischiati.

    Persino un falco e un eroe di guerra come Ariel Sharon si era rassegnato all’idea dei due Stati, ritirandosi da Gaza e iniziando a farlo dalla Cisgiordania, e poi mollando la destra del Likud col fido Olmert per fondare il partito centrista Kadima. Non per bontà, filantropia o irenismo, ma per pragmatismo: non puoi convivere a lungo con milioni di palestinesi che ti odiano in casa tua o alla tua porta, reprimendoli dalla culla alla tomba e violando le risoluzioni Onu. I dati demografici sono impietosi: Israele ha 10 milioni di abitanti, di cui 7,5 ebrei, 2 palestinesi e il resto di altre etnie (tutti cittadini con diritto di voto); in Cisgiordania i palestinesi sono 3,5 milioni e a Gaza altri 2. Ebrei e palestinesi ormai si equivalgono e, siccome i primi fanno molti più figli dei secondi, il sorpasso è vicino. Annettere la Cisgiordania significherebbe consegnare in pochi anni parlamento e governo ai rappresentanti degli arabi: la fine dello Stato ebraico. Sharon e Olmert l’avevano capito vent’anni fa. Netanyahu neppure oggi.

    E non potendo risolvere il problema annettendo i territori o deportandone gli abitanti, l’ha rimosso. Tutto tattica e niente strategia, ha ripreso le colonizzazioni, mandando in partibus infidelium centinaia di esaltati, che poi necessitano di sforzi immani di sicurezza per proteggerli dalle rappresaglie dei palestinesi espropriati in Giudea e Samaria. Infatti è lì a Nord che stazionano ben 26 battaglioni dell’esercito, lasciando senza bussola i servizi segreti (un tempo i migliori del mondo) e sguarnito il fronte Sud: quello di Gaza, presidiato da due compagnie di reclute e dalla polizia locale, subito uccise o catturate da Hamas. I veri nemici di Bibi erano ben altri che Hamas, usata con cinismo e finta furbizia contro Abu Mazen e gli altri leader “moderati” dell’Autorità palestinese che cogestisce con Israele la Cisgiordania. Una miopia folle e scollegata dalla realtà che il premier aveva persino rivendicato dinanzi alla polizia che lo interrogava in uno dei suoi tre processi per corruzione: “Abbiamo dei vicini che sono nostri acerrimi nemici… Io mando loro messaggi in continuazione, li inganno, li destabilizzo e li colpisco in testa… È impossibile raggiungere un accordo con loro… ma noi controlliamo l’altezza delle fiamme”. Sabato le fiamme, com’era ovvio dopo 56 anni di occupazione, non hanno bruciato solo Netanyahu, ma centinaia di vite innocenti. E ora bruceranno quelle di tanti riservisti che finora manifestavano contro la sua guerra privata ai giudici e la sua milizia privata voluta dal truce ministro Ben Gvir, e ora partono per il fronte della vera guerra. Intanto Bibi, prima dell’ultimo capolinea, dovrà trattare anche ufficialmente con Hamas per riavere gli ostaggi.

    Questi purtroppo sono i fatti, anche se il coro degli ultrà delle opposte tifoserie cerca di oscurare la metà sgradita con la stessa tecnica di moralismo selettivo seguito per la guerra fra Russia e Ucraina: lo schema fumettistico dei “buoni” e dei “cattivi” che pretende di cancellare la complessità di grovigli storici, politici, etnici e religiosi pluridecennali. L’ironia della storia è che chi negava la “complessità” della questione russo-ucraina ora la riscopre per quella israelo-palestinese. Per costoro la “pace giusta” in Ucraina scatta in automatico col ritiro delle truppe dai territori occupati. Ma su Israele la formula magica non vale: è tutto più “complesso”. E lo è (infatti compriamo il gas dai migliori amici di Hamas). Ma lo è anche per l’Ucraina. Dopo decenni di conflitti latenti o guerreggiati, chi vuole fermare la guerra mondiale a rate deve porsi il problema della sicurezza di tutti, non di qualcuno a scapito degli altri. E la sicurezza non si ottiene scomunicando, bombardando e bulleggiando, ma ragionando, parlando e trattando compromessi.

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  2. (di Alessandro Orsini – ilfattoquotidiano.it) – Biden ha annunciato il proprio sostegno a Netanyahu per schiacciare definitivamente Hamas, un’organizzazione terroristica responsabile di un’immane carneficina contro civili indifesi. Giorgia Meloni si è pronunciata con altrettanta foga, proiettando la bandiera israeliana su Palazzo Chigi. In sede di analisi strategica, l’eradicazione di Hamas da Gaza, ammesso che sia possibile, non è nell’interesse nazionale dell’Italia. La sconfitta completa di Hamas potrebbe causare, tra le altre cose, un forte stress sistemico al nostro apparato di sicurezza esponendo le città europee a una serie di pericoli esiziali.

    Le conseguenze prevedibili sono almeno tre. 1) Il crollo di Hamas rilancerebbe l’Isis e al Qaeda, che si proporrebbero come alternative. L’Isis e al Qaeda, per ragioni troppo complesse da spiegare qui, non hanno mai attecchito veramente in Palestina e in Israele, ma le cose potrebbero cambiare. 2) La degradazione di Hamas, con l’aiuto Usa, rilancerebbe, quasi certamente, la radicalizzazione verso il terrorismo islamico in Europa in un contesto di flussi migratori incontrollati dall’Africa, dove le organizzazioni jihadiste sono temibili. 3) L’approssimarsi di Netanyahu a una vittoria completa aumenterebbe le probabilità di un intervento di Hezbollah in favore di Hamas con l’esplosione del Libano, dove opera un contingente italiano, operazione “Leonte”, la cui consistenza massima annuale autorizzata è di 1.256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. Lo scontro tra Israele e Hezbollah in Libano investirebbe i soldati italiani.

    È utile che Meloni eviti di farsi risucchiare nel vortice delle dichiarazioni in favore di Netanyahu, i cui comportamenti – è ben noto ai palestinesi – meriterebbero un mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità. Il 5 dicembre 2022, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, scriveva: “Secondo le Nazioni Unite, il 2022 è stato il peggiore anno dal 2005 per numero di palestinesi uccisi da parte delle forze israeliane: 127, tra cui molti minorenni”. Lo studio scientifico del terrorismo classifica l’azione di governo di Netanyahu come “terrorismo di Stato”, come conferma Mohammed Haitham al-Tamimi, il bimbo palestinese di due anni e mezzo ucciso dai soldati di Netanyahu con un proiettile al cervello nei territori occupati, cioè, a casa sua, nel giugno 2023. Proiettare la bandiera di Israele su Palazzo Chigi è un comportamento demagogico quanto irresponsabile soprattutto mentre Netanyahu uccide bambini palestinesi bombardando indiscriminatamente Gaza, secondo quanto riporta anche l’agenzia Reuters.

    Inoltre, la retorica di Meloni sulla Palestina è indebolita dalla retorica di Meloni sull’Ucraina. Meloni ha sempre dichiarato che la guerra in Ucraina si risolve con il ritiro dei russi dai territori occupati, immediato e senza condizioni. I musulmani, Arabia Saudita inclusa, si domandano perché Meloni non proponga lo stesso ritiro a Netanyahu. Se gli ucraini occupati hanno il diritto di sparare sui soldati russi occupanti, perché i palestinesi occupati non avrebbero il diritto di sparare sui soldati israeliani occupanti? Si obietterà che Hamas ha sparato sui civili israeliani. Ma anche il governo di Kiev ha sparato sui civili russi in Donbass per otto anni. Non potendo uscire da queste contraddizioni politiche e retoriche, Meloni potrebbe optare per il silenzio in favore dell’Italia e del suo interesse nazionale.

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      1. (Ferdinando Boero – ilfattoquotidiano.it) – Israele è un pezzo di Europa trapiantato nel sud est del Mediterraneo, all’avanguardia in molti campi. Attraverso i suoi bandi, l’Unione Europea chiede che le comunità scientifiche dei suoi paesi, inclusa Israele, collaborino con quelle dei paesi della sponda sud attuando una diplomazia scientifica che mira alla comprensione tra i popoli e a un diffuso progresso.

        Gaza ha ottime Università, con eccellenti ricercatori ma, in genere, i palestinesi hanno altro a cui pensare, prima di dedicarsi alla ricerca scientifica. Se dovessi vivere sulla sponda sud del Mediterraneo, non avrei dubbi: sceglierei Israele, dove la democrazia prevede che nel Parlamento ci sia un partito palestinese, dove una forte opposizione interna critica la politica di Israele che occupa territori, distrugge case con i bulldozer, stabilisce insediamenti nelle terre “conquistate” e compie migliaia di omicidi mirati.

        Yitzhak Rabin operava per la trattativa con i palestinesi, riconoscendone le ragioni. Per questo vinse il Premio Nobel per la Pace assieme a Yasser Arafat. Un estremista ebreo-israeliano lo uccise durante una manifestazione per la pace. Da una parte ci sono israeliani che vogliono la pace e la trattativa, e altri che non ascoltano ragioni e non riconoscono i diritti dei palestinesi, come Benjamin Netanyahu, l’attuale capo del governo israeliano. Dall’altra parte Hamas vince le elezioni: un partito di destra che ha come obiettivo la distruzione di Israele. La destra radicale israeliana non riconosce i diritti della Palestina, la destra radicale palestinese non riconosce i diritti di Israele.

        Durante una visita in Egitto, un ricercatore mi spiegò i problemi palestinesi. La parola “problemi” è un eufemismo: l’Onu da decenni usa la formula “violazioni dei diritti umani”. I palestinesi, mi disse il collega egiziano, non hanno le tecnologie e la potenza degli israeliani. Ma stanno crescendo di numero in modo prorompente: non riusciranno ad ucciderli tutti e, alla fine, prevarranno e faranno valere i loro diritti negati. Chi vuole la pace e la trattativa perde le elezioni da entrambe le parti, e lo scontro si inasprisce. Chi non ha aerei che lanciano missili, bulldozer e carri armati, usa i deltaplani.

        Non ho amici nella Striscia di Gaza, ne ho molti in Israele. Sono in angoscia per loro. Una collega mandava i figli a scuola su autobus diversi. Se esplode una bomba su un pullman e uno muore, mi rimane l’altro. In casa hanno i rifugi di sicurezza. Non è vita. Come non è vita quella dei palestinesi che si vedono abbattere la casa o sono uccisi da un drone. Come se i droni uccidessero: non sono uccisi da un drone: sono uccisi da un assassino che operava un drone. Non si dice “ucciso da un pugnale”, si dice “ucciso da un assassino armato di pugnale”.

        Oggi gli israeliani sono vittime e a loro deve andare il nostro pensiero, prima di ogni altra cosa. Ma la storia non si cancella. Anche noi abbiamo un debito nei confronti degli Ebrei: le leggi razziali. L’Europa, con l’Inghilterra, decise di dare una patria al popolo ebraico. Giustissimo. Da geopolitico distopico da divano, mi chiedo: come mai non è stata data agli Ebrei una porzione di Germania? Quando vivevano in Europa non si sentivano fuori posto, prima del nazifascismo nessuno di loro anelava a trasferirsi in quello che ora è lo Stato di Israele. Il debito storico dell’Europa nei loro confronti è stato saldato con le terre dei Palestinesi, non con quelle dei responsabili della Shoah, inclusi noi.

        Non è pensabile, oggi, proporre di trasferire gli Ebrei in Germania e di creare lì lo stato di Israele, lasciando ai Palestinesi le loro terre. Ma non è neppure pensabile che i Palestinesi continuino a restare senza terre e senza diritti. I Palestinesi stanno sopportando ingiustizie da troppo tempo e le loro reazioni portano a spirali di attacchi e contrattacchi senza fine.

        Sotto lo Scià Rheza Pahlavi la Persia subì gravi repressioni. Lo cacciarono, la Persia diventò Iran e per qualche mese fui felice del ritorno degli ayatollah dall’esilio a Parigi. La felicità durò poco. Lo stesso con la Primavera Araba: grandi speranze, rimaste deluse. Le cose non vanno mai come vorremmo che andassero, basta guardare quel che sta succedendo in Afghanistan, in Ucraina, nel Nagorno Karabak, in Libia e in Siria, e potrei continuare a lungo, ad esempio con l’Urss di Gorbaciov che diventa Russia e passa a Putin.

        Spesso gli occidentali “mettono le cose a posto”, fanno un casino e poi se ne vanno, lasciando situazioni ancora peggiori. Come in Iraq, dove l’impiccagione di Saddam ha rivitalizzato il terrorismo di Al Quaeda. Pare che sia andata bene in Vietnam, dopo la cacciata degli invasori Usa che presentavano come terroristi i Viet Cong; terroristi erano i nostri Partigiani per i nazifascisti, e terroristi erano gli algerini che combattevano i colonizzatori francesi. Non c’è pace se non c’è giustizia. Oggi Israele è vittima del carnefice Hamas, ma non si può capire quel che avviene se l’analisi dei fatti parte da oggi: gli eventi di oggi sono causati dagli eventi di ieri.

        Ancora troppi paesi non si sono liberati dal fanatismo religioso attraversando l’età dei lumi. A noi c’è voluto un secolo, e ci siamo arrivati da soli. Intanto a ottobre ci sono 30 gradi, sta evaporando molta acqua dall’oceano: prima o poi scenderà, e non sarà una pioggerellina rinfrescante. L’era delle conseguenze sta arrivando e noi, invece di compattarci e unirci, ci scanniamo.

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  3. (DI GAD LERNER – ilfattoquotidiano.it) – La guerra obnubila le coscienze e inietta cinismo anche in chi vi assiste da lontano. Così, di fronte alla mia banale constatazione che la strage di centinaia di civili israeliani perpetrata da Hamas, uccidendoli uno a uno nelle case e per le strade a casaccio, è uno dei crimini contro l’umanità più efferati di questo secolo – e che nessuna atrocità subita dai palestinesi può giustificarla – mi sono giunte repliche di questo tenore: “Israele se l’è cercata”, se non addirittura “Israele se l’è meritata”. Segue, naturalmente, la contabilità dei morti: nel corso degli anni, le vittime palestinesi sono state assai più numerose di quelle israeliane. Vero. Così come è vero che Israele si è anch’esso macchiato di crimini di guerra, solo in minima parte perseguiti dai suoi tribunali civili e militari. Il che però non confuta l’affermazione di cui sopra: Hamas ha pianificato uno sterminio sistematico di persone colpevoli solo di essere yahud, cioè ebrei, come urlavano i miliziani ammazzandoli e insultando chi catturavano.

    Orbene, si possono certamente sottolineare le gravissime responsabilità del governo Netanyahu, definito con formula impeccabile dal quotidiano israeliano Haaretz “il governo dell’annessione e dell’esproprio”. Si può perfino comprendere che i palestinesi sottoposti a decennale, brutale occupazione militare, si abbandonino a un tristo moto di esultanza. Ma trovo osceno che fra noi vi sia chi riconosca ad Hamas di avere compiuto una legittima azione di guerra, anziché un progetto di sterminio indiscriminato. La contrapposizione dei sentimenti – per chiunque i “miei” morti pesano più dei morti degli “altri” – è una spirale maledetta. Oggi tocca a decine di palestinesi bombardati in un mercato di Gaza, dopo che un ministro israeliano li ha liquidati come “animali umani”. E già si annuncia, nell’impazzimento generale, la centralità che è destinata ad assumere la sorte degli oltre cento ostaggi israeliani trascinati dalle milizie all’interno della striscia di Gaza. Hamas minaccia di ucciderli uno a uno.

    Prepariamoci a una macabra rappresentazione mediatica inscenata attorno ai corpi vivi di questi prigionieri trasformati in scudi umani. La diffusione di filmati che raffigurano vecchi e bambini derisi e umiliati, è solo l’antipasto. Ricordiamo la regia crudele delle sevizie cui vennero sottoposti i prigionieri dell’Isis assassinati davanti alle telecamere. Il fanatismo religioso non conosce limiti. Se non quello dell’astuzia e della sapienza diplomatica rivelate in passato dall’Iran di Khomeini, di cui Hamas resta discepolo fedele.

    Era il 2006 quando Hamas catturò il militare israeliano Gilad Shalit e lo tenne prigioniero a Gaza per oltre cinque anni finché il governo già presieduto da Netanyahu, con la mediazione dell’Egitto, ottenne il suo rilascio in cambio della scarcerazione di più di mille detenuti palestinesi. Cinque anni di trattative e poi lo scambio di uno a mille. Cosa può succedere ora che gli ostaggi nelle mani degli islamisti sono più di cento? Qualcuno evoca un’affermazione attribuita a Ben Gurion durante la Seconda guerra mondiale, ma di fonte dubbia: se dovessi abbandonare al loro destino migliaia di bambini pur di arrivare alla nascita dello Stato ebraico, a malincuore lo accetterei. Ma, come dimostra anche il caso Shalit, Israele si è comportato sempre in maniera opposta. Nonostante i proclami di cui si riempiono la bocca gli spettatori lontani – “con i terroristi non si tratta” – non ha esitato a intavolare negoziati coi suoi peggiori nemici pur di salvare la vita ai propri cittadini. Oggi il prezzo da pagare si preannuncia incommensurabile, ammesso che Hamas sia disposto a trattare.

    Consiglio di guardare all’Algeria, per studiare le prossime mosse. Da Algeri è giunto un comunicato di solidarietà al popolo palestinese e di condanna della reazione israeliana. Ma soprattutto la repubblica nordafricana ebbe un ruolo-chiave nello sbloccare la clamorosa vicenda degli oltre 50 ostaggi americani rinchiusi per più di un anno nell’ambasciata Usa di Teheran, dopo la rivoluzione degli ayatollah del 1979. Fu Khomeini in persona a volere quel primo sequestro di massa, gestito sapientemente per umiliare il “Grande Satana”. E fu l’Algeria a tenergli bordone, gestendo le trattative fino al rilascio degli ostaggi dopo l’elezione di Reagan nel 1981.

    Sì, proprio l’Algeria visitata prima da Draghi e poi da Meloni per rimpiazzare la Russia come principale fonte di approvvigionamento di gas all’Italia. Del resto, anche il nostro nuovo alleato tunisino Saied nei giorni scorsi, si era distinto per le sue dichiarazioni antisioniste e antisemite. La possibilità che la guerra in Medio Oriente provochi ribaltamenti inattesi degli equilibri, sottoponendo l’Italia a inediti ricatti, resta per ora uno scenario remoto, ma non può essere escluso. La tragedia degli ostaggi israeliani riguarda pure noi.

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